domenica 19 settembre 2021 ore 19
in Piazza Donne Partigiane
QUESTO È IL MIO CORPO
di Simona Migliori
NUOVA PRODUZIONE Teatro Linguaggicreativi
Anteprima al Barrio’s in forma di reading,
Lo spettacolo vedrà il suo debutto nazionale a novembre 2021
“Questo è il mio corpo” parte dalla storia di Italia Donati, maestra ventenne di scuola elementare, vissuta a fine Ottocento in un piccolo paese della Toscana. Una ragazza nata da una famiglia molto povera – il papà era commerciante di spazzole – la cui colpa era quella di voler insegnare ai
bambini. Se oggi questo può sembrarci un’iniziativa lodevole, al tempo la ragazza venne perseguitata e calunniata, trattata come una poco di buono dai paesani, al punto da imputarle una relazione clandestina con il sindaco (che alimentava le voci, vantandosi con i compaesani di aver conquistato la giovane, cosa assolutamente non vera) e di aver ricorso all’aborto, pratica illegale.
La ragazza, lasciata sola da tutti e costretta a chiudersi in casa per la vergogna, non reggendo più le accuse e le malelingue, muore suicida lasciando un biglietto in cui chiede che dopo la morte le venga praticata una visita medica per dimostrare a tutti di non aver mai avuto rapporti con
nessuno. La visita post morte le darà ragione e il paese, lo stesso che l’aveva portata al suicidio, le farà ipocritamente un grande funerale. Nello stesso paese oggi sorge una scuola intitolata a Italia Donati.
http://www.valdinievoleoggi.it/a53694-italia-donati-la-maestra-uccisa-dai-pregiudizi-della-gente.html
Vogliamo raccontare questa storia accaduta nell’800 perché un filo rosso ci conduce da allora ai fatti di cronaca attuali. Se cambiassimo la data in cui è accaduta la vicenda e mettessimo la data odierna, il 2021, non ci accorgeremmo che un secolo e mezzo è trascorso. Quello che Italia Donati ha subito nel 1870 era bullismo ante litteram. Oggi, sul web, lo chiameremmo shit storming. È lo stesso meccanismo per il quale – a causa delle voci, che siano di paese o sui social – il corpo delle donne, il nostro corpo privato, continua ad essere “oggetto” pubblico.
Come si può fare per interrompere questo meccanismo? Cosa non funziona se ci stiamo ancora ponendo questa domanda? Lo spettacolo vuole alimentarsi del confronto con le cittadine e i cittadini, soprattutto adolescenti. Infatti in autunno verrà, oltre che allestito in teatro, anche portato nelle classi superiori per essere materia di dialogo con ragazze e ragazzi, adulti di domani.
Chissà che insieme non si riesca a trovare una risposta.