1/12 h20.30 FORSE NON TUTTI SANNO CHE…ANCHE I MUSICISTI PROTESTANO!

TAMTAMusica 16/17

FORSE NON TUTTI SANNO CHE…
…ANCHE I MUSICISTI PROTESTANO!

giovedì 1 dicembre h20.30
MILANO CHAMBER ORCHESTRA
direttore MICHELE SPOTTI

Programma:

W. A. Mozart Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore per violino e viola K 364
(Allegro maestoso – Andante – Presto)

A. Webern “Langsamer Satz”, versione  per orchestra d’Archi

F. J. Haydn Sinfonia n. 45 in fa diesis minore “Abschiedssymphonie” (Sinfonia degli addii)
(Allegro assai – Adagio – Minuetto: Allegretto e Trio – Finale: Presto, Adagio)

INGRESSO €2

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Scuole a confronto…

Questa sera verranno eseguiti dalla Milan Chamber Orchestra tre magnifici brani all’insegna del virtuosismo viaggiando dal classicismo più consolidato fino ad arrivare alle porte dell’atonalità.

Il primo capolavoro presentato è la Sinfonia Concertante di W.A.Mozart.

 Composta a Salisburgo nell’estate del 1779, è il massimo risultato raggiunto da Mozart nella composizione con più strumenti solisti e orchestra. È un concerto doppio in piena regola: il nome di “sinfonia” qui sembra alludere soprattutto alla matura e intensa scrittura sinfonica dell’opera, sempre al di sopra di un banale concetto di accompagnamento, non a una qualche riduzione del ruolo degli strumenti solisti, impegnati in sortite di notevole rilievo ciascuno per suo conto e in un dialogo costantemente teso e articolato. Proprio a questo, nel primo movimento, più che al contrasto fra i temi, stemperato dalla loro appartenenza alla stessa tonalità e dalla presenza di numerose idee secondarie, si affida la dialettica formale. Assente qualsiasi tentazione brillante, qualsiasi tributo ai modi buffi o galanti consueti a questo genere di musica, l’opera dimostra fin dall’inizio il suo carattere serio e severo, del tutto propizio alla presenza di uno strumento come la viola, di voce assai più scura e velata che non il violino, con il quale tuttavia essa è in grado di convivere in piena pariteticità. L’attenzione che Mozart prestò alla viola (probabilmente suonata da Mozart stesso) è testimoniata anche dalla cura che le è riservata nella partitura orchestrale, dove la suddivisione della fila delle viole porta a cinque il numero delle parti d’arco. In questo clima l’alternarsi di proposte solenni e imponenti, come lo stacco del primo tema dell’Allegro maestoso, o distesamente cantabili, trova unità in un’approfondita elaborazione contrappuntistica, costantemente stimolata dall’ininterrotto scambio di idee fra i due solisti e fra questi e l’orchestra.

Il secondo brano è intitolato Langsamer Satz ( tempo lento ) scritto Anton Webern a Vienna nel 1905. Webern, conosciuto soprattutto per essere uno delle colonne portanti, nonché grandissimo esponente  di spicco, della Seconda Scuola Viennese. La seconda scuola di Vienna (a volte indicata semplicemente, soprattutto nella letteratura tedesca, come scuola di Vienna) è la scuola musicale fondata all’inizio del XX secolo a Vienna da Arnold Schoenberg. I suoi esponenti più importanti furono lo stesso Schoenberg e i suoi allievi Alban Berg e Anton Webern. La denominazione fa riferimento ad un’implicita prima scuola di Vienna: quella appunto formata da Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven (va altresì fatto notare come l’implicita ammissione di esistenza di una “prima scuola di Vienna” non si fonda su alcuna base storica né, tantomeno, estetica).Vienna all’inizio del XX secolo era il centro di rinnovamento artistico e culturale dell’Europa centrale. Ciò permise lo sviluppo di nuove teorie nelle varie discipline artistiche, come fecero ad esempio Gustav Klimt nella pittura e Gustav Mahler nella musica. Webern scrisse solo due brevi movimenti tonali per quartetto d’archi entrambi datati 1905. Il brano che presentiamo è appunto una trascrizione orchestrale di un quartetto (ovvero con l’aggiunta del Contrabbasso). In questo capolavoro potrete assaporare un’intesità che affonda le radici nel Romanticismo post-brahmsiano e nella tonalità, un movimento di quartetto che in una manciata di minuti (circa dieci) esprime una pletora di emozioni, dallo struggimento, al tormento drammatico fino al tranquillo epilogo. Nel Langsamer Satz troviamo dunque non solo due temi melodici ma tre, non solo una sezione modulante (che nella forma-sonata tradizionale si chiamava Sviluppo) ma almeno sei, e poi ancora innumerevoli sfumature dinamiche (dal pianissimo al fortissimo) e di tempo (accelerando, ritardando, a tempo ecc.) senza dimenticare l’attenta ricerca sul timbro degli strumenti spesso utilizzati in tessiture inconsuete o “modificati” con l’utilizzo della sordina. È veramente impressionante che in così poche battute ci sia tutto un mondo in continuo fermento, la fine di un’epoca e la sua rinascita su quelle ceneri; qualcuno la giudicherà “immaturità stilistica”, “entusiasmo giovanile”, quel che è certo è che se veramente si vuole capire Webern è proprio da questo Movimento lento che bisogna partire.

La sinfonia che chiude il programma di stasera è soprannominata «Gli addii» per una divertente storia che è legata alla sua prima esecuzione avvenuta nel 1772 nel castello degli Esterhàzy. Sembra che gli orchestrali, facenti parte del complesso diretto da Haydn e alloggiati con le loro famiglie nel palazzo del principe, fossero stati sottoposti ad un tour de force piuttosto stressante nella preparazione di una serie di concerti. Essi avevano chiesto un periodo di vacanza, ma il principe si era mostrato poco condiscendente nei confronti di tale richiesta. Haydn si rese interprete in modo brillante delle ragioni degli orchestrali e dopo il Presto finale aggiunse un Adagio alla Sinfonia n. 45 per permettere ai vari strumentisti di inscenare una singolare protesta. Dopo poche battute, uno alla volta tutti gli orchestrali cessano di suonare, spengono le candele e abbandonano la sala, tra la meraviglia generale. Il principe capì il motivo dell’addio musicale degli orchestrali, ai quali concesse la sospirata vacanza da godersi con le mogli e i figli. A parte l’Adagio finale, che è molto espressivo e carico di arguzia con il suo tema progressivamente stemperato e ridotto ad un’esile cantilena nella tonalità di fa diesis maggiore, la sinfonia presenta spunti piacevoli e una maestria strumentale di pregevole fattura. Dall’Allegro assai, così sostenuto ed energico, all’Adagio del secondo tempo, contrassegnato da uno scorrevole lirismo; dal Minuetto, particolarmente elegante e leggiadro nel rapporto fra il «piano» e il «forte» sino al Presto, con il suo tema galoppante e la sua perfetta simmetria ritmica, l’invenzione melodica scorre fresca e spontanea, nel segno di un’individualità musicale di prim’ordine.

Un caloroso ringraziamento va certamente ai Lions Club e Leo  Club di Cesano Maderno e alla Bcc di Carate per questa straordinaria occasione di poter fare del bene tramite l’espressione della nostra arte.

Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime.

(Victor Hugo)

                                                                                                                                       Michele Spotti

Marcello Miramonti

Nato a Magenta nel Settembre 1992, ha iniziato a suonare il violino a 5 anni e all’età di 7 anni è stato ammesso al Conservatorio di Milano nella classe del M° Daniele Gay con il quale si è  diplomato nel giugno 2010 con il massimo dei voti, la lode e la menzione. Ha suonato come solista con varie orchestre In Italia e all’estero ed è stato premiato in concorsi nazionali e internazionali (come solista e in varie formazioni di musica da camera) dove gli sono state conferite borse di studio.

Nel 2010 gli viene assegnato il premio Nazionale delle arti sezione archi ( VII edizione) organizzato dal MIUR-AFAM.  E’ stato invitato a tenere  recital solistici e di musica da camera presso rassegne organizzate da Società prestigiose in campo nazionale ed internazionale a Milano, Torino, Cremona, Roma , Strasburgo, Parigi, Baden Baden, Berlino, Cordoba, Kyoto……

E’ stato vincitore del secondo premio con borsa di studio nel prestigioso concorso internazionale “ Michelangelo Abbado” XXIX  edizione. Ha seguito le Masterclasses dei maestri Ilya Grubert , F. Manara e L. kavakos, Maureen Jones e Dario De Rosa e S. Accardo.Ha frequentato i corsi di perfezionamento all’accademia di Portogruaro tenuti dal M° Ylia Grubert dal 2011 al 2016. Ha suonato in varie produzioni con orchestre di prestigio come quelle del Teatro La Fenice di Venezia e con la Filarmonica dello stesso Teatro, con l’orchestra della RAI si Torino, con la Filarmonica della Scala, con le orchestra di produzione del Conservatorio di Milano nel ruolo di spalla con Maestri di rilievo come D. Renzetti, D. Gatti, R. Muti, A. Ceccato…Ha ottenuto l’idoneità come violino di spalla presso il teatro Verdi di Trieste e ha suonato in tale ruolo in alcune produzioni del teatro. Ha vinto l’idoneità presso l’orchestra nazionale della RAI di Torino dove tuttora lavora.

Dal 2014 ha formato con il violoncellista Enrico Graziani e con il pianista Alberto Chines il trio “ Casa Bernardini” esibendosi in tale formazione in prestigiosi teatri quali Teatro Olimpico di Vicenza, Politeama di Palermo, Venezia….Hanno eseguito recentemente il Triplo Concerto di Beethoven presso il teatro Lirico di Magenta.

Matteo Del Soldà

Matteo Del Soldà, violista, ha iniziato lo studio della viola con il M° Petra Vahle. Ha proseguito gli studi presso il Conservatorio ‘G. Verdi’ di Milano sotto la guida del M° Guatteri, seguendo contemporaneamente importanti master classes (con J. Levitz, Y. Bashmet). Si è perfezionato poi con il M° Tobias Lea. Ha vinto numerosi premi a concorsi nazionali ed internazionali‘, tra cui il primo premio al Concorso Nazionale d’archi ‘Città di Vittorio Veneto’. Intense le collaborazioni in ambito cameristico, con il Quartetto Borciani ed importanti associazioni musicali, tra cui la Società dei Concerti, le Serate Musicali, l’Associazione Mozart e Milano, MITO SettembreMusica. Dal 2002 è violista del Quartetto Archimia, che lo ha portato a molti concerti e tournèe all’estero (Berlino, Bruxelles, Belgrado, Tokyo, Mumbay, New Orleans, Washington e Madrid).

Michele Spotti

Michele Spotti, direttore d’orchestra a soli 23 anni è il direttore principale della Milano Chamber Orchestra, vincitore del Secondo Premio al Concorso internazionale per direttori d’orchestra Spaziomusica di Orvieto, vincendo anche i premi speciali che prevedono scritture nei prestigiosi teatri Carlo Felice di Genova e Teatro Nacional de São Carlos di Libona. Nato l’1 maggio 1993 a Cesano Maderno, (di cui è Cittadino Benemerito per meriti artistici dal dicembre 2014) da piccolo incomincia a studiare il violino presso la Civica Accademia Sperimentale di Musica della città di Cesano con il maestro Luigi Azzolini e Claudio Pavolini. E’ stato seguito dal maestro Armando Burattin, del Teatro alla  Scala di Milano. È stato nel luglio 2015 finalista in qualità di direttore d’orchestra presso la prima Riccardo Muti Italian Conducting opera Academy, ha frequentato il Master in Direzione d’orchestra presso l’Haute École de musique di Ginevra  e ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio “G.Verdi” di Milano dove si è diplomato a pieni voti in violino e direzione d’orchestra e ha compiuto studi di pianoforte e composizione. Ha lavorato con I Pomeriggi Musicali e la Sinfonica di Magenta. Ha frequentato Masterclasses con Riccardo Muti, Gianandrea Noseda e a Gstaad (Svizzera) con Nëme Jarvi e Gennady Rozhdestvensky. Ha lavorato come assistente al Grand Théâtre di Ginevra nel dicembre 2015. Ha un’intensa attività concertistica in Italia in particolare con la Milano Chamber. Nel 2016 è stato riconfermato dall’associazione CRT del Piemonte per dirigere, insieme all’orchestra dei Giovani Talenti italiani, Lo Zingaro Barone di J. Strauss. Il suo mentore è il M°Oleg Caetani, direttore di fama internazionale, con il quale continua a studiare e perfezionarsi. Nel novembre 2016 è stato chiamato dal Teatro di Lione come assistente del M°Alberto Zedda con l’Ermione” di Rossini. È scelto dalla prestigiosa Associazione Lirica E Concertistica Italiana (ASLICO) per dirigere la ventesima edizione del Progetto OperaDomani, che prevederà più di cento repliche del Barbiere di Siviglia in tutta Italia, in prestigiosi teatri (Teatro Arcimboldi di Milano, Teatro Alighieri di Ravenna, ect..)

Milano Chamber Orchestra

Milano Chamber Orchestra è una realtà che guarda oltre i luoghi comuni delle entità orchestrali già presenti sul nostro territorio. Il suo obiettivo principale è quello di far avvicinare il pubblico ormai stanco e annoiato dalle proposte musicali degli ultimi anni. L’intento si raggiunge tramite la scelta del programma, incentrato principalmente sul repertorio d’archi, affrontandolo con l’entusiasmo di ogni singolo elemento facente parte del gruppo. Si parla di una realtà che ancora manca nel nostro paese, ma che troviamo già in altri stati ai quali ci siamo ispirati, seguendo l’esempio dell’orchestra “Kremerata Baltica”. Si vuole portare in Italia quel tipo di approccio alla musica più fresco e più aperto a ogni tipo di orecchio, dal più rodato a quello più profano, cercando di unire tutti nell’unico intento di emozionare e di acculturare scaturendo molto più interesse nel pubblico. Questo obiettivo si raggiunge abbattendo le barriere tra il palcoscenico e la platea -ambienti che secondo noi dovrebbero sempre collaborare per la buona riuscita di un concerto- si parla dunque di interazione vera e propria tra musicisti e spettatori. Noi vorremmo aprire le porte della musica classica a tutti, in maniera tale da accattivare e incuriosire di nuovo un pubblico vivo, dinamico e libero. Milano Chamber Orchestra vuole trasformare quello che di solito è il palcoscenico, in una sorta di scenografia in continuo movimento. L’orchestra è costituita da 20 elementi, tutti diplomati nei conservatori italiani ed esteri con il massimo dei voti. Il loro entusiasmo e la loro voglia di esprimersi porteranno nelle sale un nuovo clima musicale, volto a esplorare i compositori di una volta e a rievocare le loro composizioni in maniera innovativa e travolgente. Sarà dunque un tuffo nel passato con l’interpretazione e il gusto musicale dei giorni nostri.

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