14/6 tutti bravi tranne uno in MAUSER

La compagnia teatrale Unimi mette in scena, in prima nazionale

MAUSER di Heiner Muller
diretto da Daniele Santisi.

Per info e prenotazioni contattare la segreteria Compagnia Teatrale Unimi al numero:
02 50318435 (dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.30)
oppure tramite mail:
compagniateatrale@unimi.it

il costo del biglietto è di 10 euro

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Note di Regia

Terzo della trilogia sperimentale a cui appartiene, preceduto da “Filottete” e da “L’Orazio”,
il “Mauser” sembra essere la meno conosciuta e rappresentata delle tre opere che segnano il deciso cambiamento di rotta di Heiner Muller verso un teatro che non offre più soluzioni.
Questa nuova scrittura, concepita tra il ’65 e il ’70, ancora in parte eredità del maestro Bertolt Brecht, se ne distacca però profondamente per almeno due buone ragioni: innanzitutto viene completamente abbandonata la dimensione quotidiana della realtà in scena, attraverso il recupero dei classici e dei miti, tanto nei contenuti quanto nella forma drammaturgica; in secondo luogo sembra che il motivo “didattico” del dramma dialettico, avvicinandosi anche qui alla sensibilità greca, non si realizzi più in una soluzione più o meno esplicitata nel testo, bensì in una focalizzazione crescente di un paradosso umano di volta in volta diverso, ma senza soluzione e quindi sublime, tragico in senso stretto.
E’ così che nel “Mauser” vediamo fronteggiarsi due dei modi fondamentali dell’essere uomini che cozzano e si abbracciano: il Coro ed A.
La collegialità, l’unione verso un bene comune e superiore, la razionalità che calcola la via più breve per raggiungerlo togliendo di mezzo qualsiasi ostacolo si frapponga fra esso e l’umanità (anche se si dovesse trattare di una buona fetta di quest’ultima); amante del lavoro, della responsabilità, allo stesso tempo servo e incarnazione del principio riformante dell’uomo (non a caso, si tratta dell’idea di Rivoluzione)… tutto questo è il Coro. Esso dialoga in un rapporto per forza di cose ambivalente di amore ed odio con A. Il Coro, altrimenti detto Partito, e la Rivoluzione che questo serve si occupano per l’appunto dell’uomo e del suo rinnovamento, ma si trovano davanti un individuo indefinito “A” problematico proprio in quanto essere umano, perché allo stesso tempo mezzo ed ostacolo del partito rivoluzionario. Vittima di dubbi, incostanze, stravaganze, traumi, sogni e quant’altro, l’individuo A comincerà a essere interrogato proprio dalla sua umanità in relazione con quella dei nemici che ha l’incarico di uccidere. Uno di questi, membro del partito e suo predecessore, gli mostra la via che sembra essere l’unica percorribile oltre a quella indicata, il martirio. L’angustiato e a tratti comico percorso dell’individuo A, nonché soldato della rivoluzione, terminerà con un’azione che è incarnazione del paradosso umano che tutta l’opera stava indicando già dalla prima pagina.
Il comunismo che viene adottato come pretesto e sfondo storico della vicenda, più che calare in un momento particolare le azioni dei personaggi, serve quasi a dare ancora più astrazione ai caratteri palesemente simbolici dell’opera. Tutto questo non è naturalmente servito ad evitarle una puntuale censura in Germania-Est, fino alla caduta del muro.

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